Rovinato dalle slot machine

rovinato dalle slot machineIn genere siamo abituati a raccontarvi solo il bello di un gioco come la Book of Ra. A volte però succedono anche storie gravi come queste che meritano comunque attenzione e che vogliamo raccontarvi proprio per ribadire che la Book Of Ra e le slot machine in generale devono rimanere sempre e solo un intrattenimento. La razionalità e il criterio sono requisiti imprescindibili per tutti i giocatori.

«Vivo in ospedale, ma ripartirò»

Giovanni C. è piazzato su una sedia all’ingresso dell’ospedale di Pavia. Non è in attesa di visite o di cure perché conosce bene la causa del suo male: le Slot machine. Nelle macchinette ha buttato tutto quanto aveva costruito nella vita e si è ritrovato a 60 anni senza soldi, lavoro e famiglia.

Ora qualche amico gli dà una mano per trovargli anche una minima occupazione. La storia di Giovanni purtroppo è simile a molte altre e per evidenziare i rischi patologici del gioco d’azzardo parte la campagna di prevenzione, sostenuta dall’Asl, che vedrà impegnati Atb e Teb. Sui mezzi pubblici verranno poste le locandine dell’iniziativa in modo da sensibilizzare i viaggiatori.

E intanto Giovanni lo incontri davanti ai distributori di snack e bevande. Seduto sulla sedia che è ormai diventata il suo domicilio. Tamburella le dita delle mani e muove i piedi per il nervoso. Rabbia, vendetta, dolore, tristezza: sono i sentimenti a cui le sue parole cercano di dare forma. «Ero come tanti: avevo una casa, una famiglia, una moglie e due figli. Avevo anche un bel lavoro: facevo il rappresentante, guadagnavo bene, guadagnavo tanto. I miei potevano permettersi la bella vita: ristorante una volta a settimana, ferie un mese all’anno».

giocare alla slot Book of raMa l’abisso era pronto a spalancarsi dietro la finestra della normalità: «Avevo il vizio del gioco: consegnavo la metà del mio stipendio a casa, che bastava eccome per tutti e quattro, e il resto lo tenevo per me: lo giocavo, e lo perdevo». Quanto? «Pfff... non li ho mai contati tutti assieme».

Quando i due figli e la moglie lo scoprono, iniziano i guai: «Mi hanno trovato un giorno in un bar mentre giocano alla bellissima Slot Book Of Ra. Hanno voluto che mi curassi, e avevano ragione». Per qualche mese Giovanni C. ha frequentato per 8 mesi una Comunità del suo paese, dove ha avuto modo di confrontarsi con una psicologa. 

Quello che viene dopo è un turbine di cose storte, le cose più importanti nella vita di un uomo. Improvvisamnete l’azienda di GiovanniC. cessa l’attività; lui si ritrova a 60 anni senza un lavoro e con la pensione ancora lontana. In casa i rapporti si fanno sempre più tesi e difficili: «Mi sono ritrovato fuori di casa, e ancora oggi mi chiedo: si può fare così a un genitore? A uno che, nel bene e nel male, ti ha mantenuto finché ha potuto? Se i soldi li sperperavo con loro andava tutto bene...».

Ecco allora la decisione di trovare riparo in ospedale. Nell’atrio dell’ingresso non sono solo i caloriferi a scaldarlo. Il rumore dei distributori di bevande gli tiene compagnia, il via vai continuo di gente gli regala sorrisi o saluti frettolosi. A Lovere un amico lo ospita in casa per una doccia tutti i giorni.

L’appello che lancia non è ai suoi familiari, da cui non si aspetta più nulla, ma è a quella operosa e generosa provincia della sua Città: «Chiedo un lavoro, solo un lavoro qualsiasi». Non è facile, né scontato trovarlo, e in molti penseranno che Giovanni C. non se lo merita nemmeno. Ma una seconda possibilità, a un uomo che da un mese vive su una sedia in ospedale, una seconda chance non la si può negare. Per rialzare la testa. Per tornare a vivere davvero...